Dall’alto

DALL'ALTO

Produzione Milano Musica / Quattrox4

DALL'ALTO

Produzione Milano Musica / Quattrox4

Lo spettacolo è un omaggio al teatro di Samuel Beckett e si ispira ad Atto senza parole I, il cui protagonista è da solo in un deserto senza vita d’uscita, continuamente spinto in scena nel vano tentativo di raggiungere
un po’ d’acqua. Cosa succede se i personaggi, invece di uno, diventano sette? Musicisti e attori di circo animano questo mondo come burattini e burattinai.
P., il protagonista beckettiano, diventa così un personaggio fuori posto, un uomo che continua a cadere, ostinato in ciascuno dei suoi tentativi. Ma la colpa non è sua: intorno a lui e sopra di lui altri sei personaggi popolano la scena e controllano le sue azioni.

Ad abitare lo spazio ci sono anche la corda aerea, le manipolazione di oggetti e la scala di equilibrio, che cessano di essere pura tecnica per trasformarsi in vera e propria modalità di controllo dello spazio, per mostrare allo spettatore tutte le declinazioni dell’impossibile. Il circo contemporaneo è un linguaggio trasversale e adatto a un ampio target di pubblico, che diviene parte attiva nella (ri)costruzione di senso dello spettacolo. Non virtuosismi fini a se stessi, ma capacità tecniche fuori dall’ordinario che diventano mezzo espressivo per “portare oltre”, coinvolgendo lo spettatore e consentendo alla sua immaginazione di prendere il volo. Grazie all’immediatezza fisica del gesto tecnico, lo spettacolo vuole riconfigurare il teatro di Beckett in chiave contemporanea rivolgendo le sue tematiche chiave a giovani spettatori, sondando, con gli strumenti del circo, il cinismo e l’ironia beckettiani entro gli universi umani del teatro.

Sperimentalismo e tradizione si fondono a Milano in un unicum drammaturgico senza precedenti. Lo spettacolo coinvolge 14 professionisti delle arti performative provenienti da tutta Europa, tra cui Roberto Olivan, coreografo e maestro indiscusso della danza contemporanea, Giacomo Costantini, regista di una delle più attive compagnie di circo contemporaneo italiano, Simon Wiborn, diplomatosi alla prestigiosa scuola DOCH di Stoccolma e verticalista per la rinomata compagnia Svalbard.

Composizione Riccardo Nova
Regia Giacomo Costantini
Coreografia Roberto Olivan

Attori di circo Caterina Boschetti, Giulio Lanfranco, Clara Storti,
Simon Wiborn
Musicisti Pino BasileSimone Beneventi, Lorenzo Colombo

Luci Flavio Cortese
Costumi Beatrice Giannini
Live electronics Riccardo Nova
Coordinamento Filippo Malerba

Implementazione tecnologica audio a cura di AGON acustica informatica musica

Musiche originali di Riccardo Nova per percussioni ed elettronica (Editore CASA RICORDI, Milano, 2018)

Commissione Milano Musica con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung Prima esecuzione assoluta: Milano, Novembre 2018
Voce pre-registrata: Varijashree Venugopal
Percussioni indiane pre-registrate: BC Manjunath

Produzione Milano Musica
Produzione esecutiva Quattrox4

In collaborazione con Teatro del Buratto, Circo El Grito, AGON acustica informatica musica, Zaum_percussion
Un ringraziamento a: Teatro G. Persiani di Recanati, Spazio Agreste, Obrador – Espai de Creació
Con il sostegno di Ernst von Siemens Musikstiftung
Progetto nato nell’ambito di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia

NOTE DI COMPOSIZIONE – RICCARDO NOVA

“Dopo aver letto Atto senza parole I di Samuel Beckett sognai di essere “tre” uccelli” che in una foresta fittissima si scambiavano dei segnali tra loro e con altri animali per allertarli, tranquillizzarli o spaventarli. Quando il sogno si interruppe e mi svegliai con il desiderio di riprodurre con la voce e con i fischi i suoni che in sogno emettevo in forma di Uccello, presi quindi il cellulare, registrai tutto quello che ricordavo e che riuscivo a riprodurre e tornai a dormire. La mattina dopo sovrapposi i vari fischi e suoni che avevo registrato la notte precedente: ascoltandoli rimasi sorpreso e decisi così di sostituire i 14 fischi beckettiani con i suoni che registrai subito dopo aver sognato di essere quei tre uccelli.”

(Riccardo Nova, 2018)

DALL’ALTO è dedicato a Samuel Beckett e agli uccelli.

Dal punto di vista formale la musica di questo spettacolo ricalca e amplifica la forma del testo di Beckett, che viene qui utilizzato alla stregua di ‘cantus firmus”.

Nel testo originale di Beckett il protagonista si accompagna a un personaggio che si palesa unicamente sotto forma di suono, un fischio ripetuto 14 volte che scandisce come un segnale rituale il tempo scenico. In DALL’ALTO il fischio si trasforma in un coro di uccelli immaginari che governa gli eventi dell’azione, alternandosi con il suono di gong, tamburi di legno, tubofoni e percussioni ad acqua.

Nell’introduzione viene decostruito un testo tratto dal XIII libro del Mahābhārata in cui il figlio della Dea delle acque del fiume recita una lunga serie di versi, rimarrà unicamente la loro cristallizzazione metrica: il ritmo delle parole senza però le parole stesse (”senza parole”) e poi il suono delle acque che scorrono e i canti degli uccelli immaginari che da sempre, indicandoci l’alto, ci sono apparsi come messaggeri divini.

Quando il protagonista entrerà in scena, consonanti percussive isolate determineranno tutti i suoi movimenti: esse sono connesse non più alle cose/parole ma unicamente a movimenti archetipici – vedi le linee rette disegnate dal protagonista che rimbalza all’indietro quando i tre percussionisti, emettendo sequenze percussive di K gutturali, bloccano i suoi tentativi di fuga.

I suoni di metallo della scala portano P. al primo tentativo di ascesa… un hoquetus di fischi lo risucchieranno verso i piaceri della danza e forse dell’amore… ancora un ultimo vano tentativo di fuga… un coro pre-registrato composto da 19 voci femminili introduce i suoni vocalici puri: una contemplazione dove il tempo, grazie all’assenza del moto impresso dalle consonanti, si ferma prima di tornare alla “parola” del finale dove la Dea del fiume “emergendo dai suoni delle acque che scorrono” (30 campioni di ruscelli/torrenti/fontane/dighe registrati nell’alta val Chiavenna) con il suo canto e la sua ascesa conduce il ”figlio” oltre i limiti dell’azione e quindi della sofferenza. Infine il suono prodotto da 7 gocce che cadono dall’alto e il canto degli uccelli immaginari chiuderanno la scena.